mercoledì 3 novembre 2010

Non andrò mai più a Mediaset


"Non andrò mai più a Mediaset, mai più. Ormai i tempi di 'Mai dire Gol' sono finiti". A parlare è il comico Teo Teocoli, protagonista di un talk show sportivo in diretta sul web. "Silvio Berlusconi si interessa di tutto e non lascia perdere niente, ma se tornasse a fare l'imprenditore e a occuparsi di tv, secondo me la migliorerebbe. Il figlio Pier Silvio - prosegue - è un po' meno bravo: ha meno fantasia, meno energia, meno sprint", confessa il comico nell'intervista del settimanale 'Diva e Donna' in edicola da domani. Non esclude la possibilità di un ritorno in Rai: "Dipende dalle trasmissioni. Non posso dire che mi piacerebbe partecipare a qualche reality o a 'Ballando con le Stelle' piuttosto che ai 'Migliori Anni', quello li ho già vissuti. Per carità - continua - in tutti si balla e si canta, ma io ho privilegiato gli show con Adriano Celentano, Gianni Morandi". Proprio in riferimento al cantante in veste di conduttore per la prossima edizione del Festival di Sanremo, dichiara: "Se mi chiama per Sanremo, magari ci vado".

tratto da http://notizie.virgilio.it

martedì 7 settembre 2010

Teo torna al Cinema!

Diventa un film il Bar Sport di Stefano Benni, per la regia di Massimo Martelli. Le riprese sono cominciate a Sant'Agata Bolognese (produzione Aurora Film e Rai Cinema).

Nei ruoli più importanti, figurano Claudio Bisio (il tennico), Giuseppe Battiston (il proprietario del Bar), Antonio Catania (Muzzi), Bob Messini (Cocosecco), Antonio Cornacchione (Bovinelli), Angela Finocchiaro (Angela), Lunetta Savino ( Lunetta) Teo Teocoli (il playboy), Gianluca Impastato (Pinotti), Alessandro Giampaoli (Poluzzi), Vito (Geometra Buzzi) Roberta Lena (Elvira Lire Tremila), la rivelazione Aura Rolenzetti e un attore a sorpresa che avrà l'onore e l'onere di mangiare la vera protagonista del film, la mitica Luisona. Sceneggiatura di Nicola Alvau, Massimo Martelli, Giannandrea Pecorelli (anche produttore del film), Michele Pellegrini.

tratto da "Cinecittà News"

martedì 13 luglio 2010

Teocoli: Expo, una speranza per Milano Ma sogno un grande centro senza auto


MILANO - [Esplora il significato del termine: MILANO - Teocoli, è in vacanza? «Sì, anche se Ibiza sta diventando come Milano: troppe macchine». Le manca la sua città? «Milano mi manca sempre, vado via solo in estate o per lavoro. A breve, per esempio, sarò in tournée con la ] MILANO - Teocoli, è in vacanza? «Sì, anche se Ibiza sta diventando come Milano: troppe macchine».
Le manca la sua città?
«Milano mi manca sempre, vado via solo in estate o per lavoro. A breve, per esempio, sarò in tournée con la "Compagnia dei giovani" in giro per l’Italia».
Fanatico del cemento?
«No, anzi. Ma il verde mi piace in campagna. Io e Adriano (Celentano) siamo amici, ma se bisogna costruire, secondo me è più giusto farlo in città. Vediamo adesso cosa succede con Citylife, Garibaldi-Repubblica, Expo».
Fiducioso?
«Abbastanza, sì. Potrebbe uscire un volto nuovo di Milano. Anche se ho nostalgia delle Varesine. Però, e questo mi fa soffrire, ultimamente ho l’impressione che in città si lavori solo per le automobili. Box, parcheggi infiniti. Non se ne esce. Basta vedere la Darsena. Ah, lì mi girano...».
Perché?
«Perché noi adoravamo quel posto. Del resto i Navigli li ha disegnati Leonardo, mica un pirla. Ora dicono che hanno annullato il progetto del parcheggio, ma chissà quanti anni ancora andremo avanti. Che poi tutte le volte trovano resti di mura spagnole. Ma non lo sapevano?».
Evidentemente...
«Evidentemente no! E piazza XXV Aprile? Meglio tacere. Lo Smeraldo non ha più il foyer, non ci si riesce ad arrivare».
Lei come si muove?
«In Vespa. Così evito il traffico. E almeno due, tre volte alla settimana riesco a bere un caffè al mio bar storico in piazzale Istria. In auto sarebbe impossibile».
Soluzione?
«Un grande centro chiuso alle auto. Non vedo alternativa. Adesso si sono inventati le multe a strascico per la doppia fila, ma la gente se ne frega».
Lei insiste sul traffico, ma lo smog non le dà fastidio?
«È questione di correnti d’aria. Per risolvere il problema bisognerebbe tirar giù il Turchino come dicevano a Portobello. Ma, a parte gli scherzi, penso che l’unica soluzione sia limitare il numero di auto che circolano in città».
Le manca la Milano di una volta?
«Non vorrei fare il nostalgico, ma era bellissima. Soprattutto negli anni Sessanta. C’erano cinquanta cinema. Ora, in certi multisala, sembra di stare in una camera ardente con due vecchietti agonizzanti. Tra San Babila e piazza Diaz si contavano 15 - 16 locali. Il bar Jamaica era pieno di artisti, la gente era sempre in giro. E poi noi del Derby animavamo le serate: io, Boldi, Jannacci, Pozzetto, Abatantuono. Che squadra».
Ora?
«In corso Vittorio Emanuele dopo le nove di sera non c’è più nessuno, è tutto chiuso, del resto ci sono solo boutique. E in periferia è lo stesso: da ragazzino vivevo con i miei in un alloggio popolare a Niguarda. La sera nel cortile del caseggiato c’erano trecento persone tra bambini, mamme urlanti, papà di ritorno dalle fabbriche. Era la Milano della gente che si parlava, non come adesso. Posso dire una cosa controcorrente?». Tipo? «A me piaceva anche la Milano da bere. Tutti ne parlano male, ma si lavorava e ci si divertiva. Ora c’è la Milano dell’happy hour».
Giudizio?
«Mah. Non saprei. Noto solo che chi "sta bene" ha troppa paura di perdere ciò che ha conquistato. Siamo tutti diffidenti, abbiamo paura degli stranieri. Poveretti, loro vengono qui per lavorare, non tutti sono delinquenti. A volte mi chiedo dove sia finito il nostro coeur in man».
Lei che è stato testimonial dell’Amsa cosa pensa della pulizia cittadina?
«I milanesi dovrebbero essere più civili, soprattutto con i mozziconi di sigaretta. Ma non mi sembra la sporcizia il problema più grave di Milano».
Ce ne elenca qualcuno?
«Bé, oltre al traffico, adesso ho il pallino dello sport».
Lo sport? E cosa c’entra?
«Manca un torneo di tennis come si deve, l’atletica, il nuoto. Mancano i mecenati. Sono rimasti solo lo zio Giorgio (Armani, ndr) e l’amico Massimo Moratti».
E delle liti su Expo cosa dice?
«Ma lì è ovvio che litighino: mancano i soldi».
Senta, Teocoli, lei fece un’imitazione superlativa del sindaco Albertini in mutande. Ha in mente qualche bis?
«Per il momento no. Però mi manca Albertini. Quando lo incontrai fu gradevolissimo, un vero galantuomo».
E milanista come lei.
«Meglio non toccare l’argomento. Abbiamo venduto Kakà, ma si può? Non ci è rimasto nessun calciatore attorno al quale costruire il gioco».
Voto complessivo a Milano?
«No, non posso dare voti. Io Milano la amo perdutamente e non la lascerei mai. Anzi, ritiro tutto quello che di male ho detto finora. Sono un innamorato fedele».

Annachiara Sacchi
12 luglio 2010
tratto da Milano-Corriere.it

venerdì 4 giugno 2010

Tra risate e canzoni, è la serata di Teo Teocoli



Teo Teocoli è uno con una marcia in più, che di star fermo o zitto non ne ha mai voluto sapere e men che meno adesso, a 65 anni suonati. Dagli un palco e un microfono e ti trasforma una tranquilla e ventosa serata di giugno in un evento speciale, tra risate, canzoni e appassionati aneddoti: è "La compagnia dei giovani", ultimo show del Teo, dopo lunga tournée alle Cave di Botticino.

Sul palco anche l’ amico "degli anni ’60" Mario Lavezzi, grande autore, musicista e cantante, conosciuto allora da Teocoli e ritrovato, in mezzo due lunghe e brillanti carriere parallele, dopo 40 anni. Efficace, come da anni, accompagnatrice, la band dei Doctor Beat. Coloratissime luci mobili e fari bianchi sul pubblico per gli applausi, a completare.
Teo ti conquista pezzo a pezzo: i fans di una vita (dagli "anta" in su) applaudono e ridono ancora prima che entri, i giovani cominciano più cauti, alla fine le sedie sussultano regolarmente di risate, oppure i 6-700 presenti rimangono ammirati dalla duttilità fisica e vocale dello showman.

tratto da www.giornaledibrescia.it
foto reporter Campanelli

martedì 16 marzo 2010

Gitana

Sono da poco riuscita ad ottenere il 45 giri originale di questa splendida canzone interpretata da Teo nel 1984, (cercato disperatamente a quei tempi ma con insuccesso...), grazie alla complicità di due persone splendide incontrate su Facebook e che voglio ringraziare anche qui: Lorenza e Sofia.
Condivido "Gitana" con chi ama Teo e la sua arte, sperando, anzi, con la certezza di fare cosa gradita!

domenica 14 marzo 2010

Teo Teocoli ospite a Deejay chiama Italia (Radio Deejay)

Colgo l'occasione per suggerire ai milanesi e a chi può raggiungere Milano con facilità di andare al Teatro Smeraldo per assistere allo show "La Compagnia dei Giovani" di e con TEO... uno spettacolo meraviglioso, condito dalla musica dei bravissimi Doctor Beat e dalle canzoni del grande Mario Lavezzi, con Tony Dallara.
Correte, è in cartellone fino al 21 marzo!

mercoledì 3 marzo 2010

«Ho ancora la febbre del sabato sera» Teo Teocoli: «In America sarei stato Tony Manero, qui mi lesinano anche la tv»


MILANO - È spiazzante Teo Teocoli, anche quando ti invita a casa per l'intervista nel giorno del 65esimo compleanno. «Me ne ero dimenticato». La gente lo ama per la sua imprevedibilità. Ma si può restare sinceri dopo 48 anni nel mondo dello spettacolo? «La sincerità mi è costata tante battaglie, soprattutto in tv. Ma io ce l'ho innata. La mia forza è essere quel che sono. Ho studiato poco, sono nato povero. Per tutto quello che è arrivato ringrazio il Padreterno e non posso smentire la mia natura. Ho lasciato le cose semplici, i facili guadagni, sono 6-7 anni che lavoro come quando ne avevo 25. Giro l'Italia, faccio 70-80 spettacoli l'anno. Con La Compagnia dei giovani, titolo ovviamente ironico, ho visitato 21 città, da Reggio Calabria a Firenze, Bologna, Roma».

Teo si racconta sul divano color crema della sua casa a quattro passi dal Duomo, dove vive con la delicata moglie Elena e le tre figlie. «La volevo proprio qui, l'ho comprata a pezzi. La famiglia si allargava e io commuovevo un vicino». Presenta gli animali: «il gatto Putita, trovatello che ci siamo portati da Ibiza. Non ce l’ha perdonato, era allegro ha perso la simpatia», e il cucciolo innominabile «si chiama Skunk, come l’erba». «Racconto storie e la gente impazzisce. Eppure in tv non mi invitano. Non per l’età, ho un fisico della Madonna. Non dovevo litigare con i colleghi».
Jeans e maglia blu notte, tutto Armani («melange esplosivo di creatività e perfezionismo»), Teo è consapevole della fisicità prorompente che negli anni '60 gli ha aperto le porte del bel mondo: la Spagna di Dalì, la Saint Tropez di Brigitte Bardot. Arrivato dalla Calabria con la famiglia viveva nelle case popolari dell'Idroscalo. «Non mi facevo riaccompagnare, mi vergognavo, ora ne vado fiero».

A Milano comincia il grande sogno. L’esordio al Derby con Cochi e Renato, Toffolo e Jannacci. «Ero alto, bello, cantavo benissimo e assomigliavo a Celentano. Avevo tantissime ragazze, potrei scrivere due libri come quello di Cassano. Tutto è cambiato 25 anni fa quando ho conosciuto mia moglie. Io avevo 40 anni, lei appena 25. Per anni ha sopportato che non riuscissi a cambiare vita. Quando mi sono reso conto che così giovane soffriva per amore, mi sono innamorato intensamente. Me ne sono accorto perché cantavo in auto. L'amore è importante. Mi consente di essere ancora un bell’uomo. Con quattro donne attorno devi curarti. Non dico tingersi i capelli, ma faccio ginnastica, l’unico vizio è il fumo».

Le sue ragazze sono Anna, Paola e Chiara, di 20, 18 e 16 anni. Passano ad abbracciarlo. «Visto che belle? Mi chiamano Papi, ma non sognano lo spettacolo. Anna studia alla Marangoni, Paola fa equitazione e penso voglia vivere con i suoi cavalli, Chiara fa il liceo scientifico e magari faremo un book fotografico», dice ammirandola. Riattacca. «Oggi un po’ tutti gli artisti si raccontano. Io ho cominciato tanti anni fa. Sono un autodidatta, non so niente. Conosco solo le cose della mia vita. E da uomo maturo ne posso raccontare tante. Ma non voglio ripercorrere gli Anni '60. La gente è stanca di sentirli. Parlo degli incontri che la fa immaginare. Celentano. Ha 7 anni più di me. Gli facevo la posta da mesi. Una sera mi disse, "oh, ma tu non puoi venire sempre qui, dai, sali su". Viveva in una casa di ringhiera con una grande stufa al centro. Ci sentiamo ancora, mi dice, «ma cosa vai a fare in giro, sta’ a casa. Poi c’è Jannacci che ti parla della Milano di La vita agra, film in cui cantava. O Battisti, che faceva l'orchestrale, giravamo insieme per le case discografiche a cercare chissà cosa. Poi lui l'ha trovata, io invece... Pensavo alle ragazze».

In sottofondo c’è sempre Milano, che Teo ha «surfuggiato » sulle due ruote. «Giro ancora in Vespa, anche se cado spesso e mi faccio male. La gente ride con i miei racconti di miseria. Quando arrivai, sul finire degli Anni '50, la mia felicità comprendeva anche la nebbia. Non era la foschia di oggi che allarma i tg. Allora si posava sulla città e la ovattava. Sapeva di terra, aria, erba tagliata. Noi ragazzi morti di freddo con le punte delle scarpe bagnate—la cosa più brutta— ci fermavamo ore a parlare con il collo incassato nel cappotto. Non c'erano macchine né luci. Un ricordo in bianco e nero indelebile». Quella passione non c’è più. «Milano è diventata una città invivibile. Ammiravo i grattacieli da viale Lunigiana, poi ho assistito all'evoluzione della città con i parcheggi, le metropolitane, l’Expò. Per 10 anni sarà un cantiere aperto, il problema non saranno le polveri sottili ma il rumore che genera angoscia. Anche per gli extracomunitari non c'è una politica. Da meridionale mi sono sentito dare molti appellativi, terun, baluba, Andalù. Dicevano, "quest chì l'è un terun, capis un casso, ma l'è un amis". La Milano dal cuore in mano non la ritrovo più».

Teo non nega gli errori personali. «Quando nasci povero sei smanioso. Ero litigioso, soprattutto con i potenti, e non mi pento. Capivo che approfittavano della mia ignoranza». Sempre stato outsider, Teo. Una volta ad Arcore si fece mettere alla porta da Berlusconi con la frase: «"lei faccia il geometra, l'artista lo faccio io". Rimasi fuori ore ad aspettare Boldi, eravamo lì con la sua macchina». Si è pentito «di aver discusso e litigato con i colleghi-amici: la Gialappa’s, ero il loro punto di riferimento. E Fabio Fazio, ci siamo persi di vista, lui punta alto, altissimo». «Oggi faccio una vita molto isolata. Non mi piace quasi più niente del mondo dello spettacolo. Una volta mi crucciavo perché non riuscivo a fare il cinema. Poi mi son detto: "non ci riesci perché non ce la fai ad alzarti alle 7 e perché vuoi tornare a fare il Derby, non un film con Steno o Damiani", con cui ho fatto dei provini. Da ragazzo ne ho fatto uno con un certo Giannelli. Cercava un giovane con un bel fisico che accompagnasse Anna Magnani da Ostia a Roma. Avevo i capelli lunghi, alle spalle. Mi guarda: "sai qual è il problema? Sei troppo uguale alla Magnani!"».

Teo non si arrende e coltiva i suoi sogni. «Al presidente Rai Galimberti ho chiesto: "quando me lo dà un varietà? Non vorrei che i giovani mi ricordassero solo per la Domenica Sportiva". Mi fa male vedere gente impreparata occupare tanti spazi. Vorrei stupire tutti con un grande spettacolo. Se avessi avuto 20 anni in America avrei fatto La febbre del sabato sera. Tony Manero ero io. Entravo nelle discoteche e non salutavo nessuno. Poi cominciavo a ballare al centro della pista e tutti si mettevano in cerchio a guardare ».

Maria Teresa Veneziani
02 marzo 2010
(tratto da Corriere.it)

domenica 10 gennaio 2010

One man show al Sistina: si chiama La Compagnia dei Giovani, in scena dal 13 al 24 gennaio


ROMA, 8 GEN - Arriva al Teatro Sistina di Roma, da mercoledi' 13 a domenica 24 gennaio, il nuovo show di Teo Teocoli, 'La Compagnia dei Giovani'.

Uno show tutto basato sull'improvvisazione, in cui Teocoli sara' accompagnato da Mario Lavezzi, cantautore e produttore tra i piu' conosciuti. Un vero e proprio one man show (il quinto per il comico, dopo sei anni consecutivi in teatro) in cui Teocoli si misura con la sua arte, con la sua comicita', e con i tanti personaggi che ha reso famosi.

tratto da ANSA.it