martedì 13 luglio 2010
Teocoli: Expo, una speranza per Milano Ma sogno un grande centro senza auto
MILANO - [Esplora il significato del termine: MILANO - Teocoli, è in vacanza? «Sì, anche se Ibiza sta diventando come Milano: troppe macchine». Le manca la sua città? «Milano mi manca sempre, vado via solo in estate o per lavoro. A breve, per esempio, sarò in tournée con la ] MILANO - Teocoli, è in vacanza? «Sì, anche se Ibiza sta diventando come Milano: troppe macchine».
Le manca la sua città?
«Milano mi manca sempre, vado via solo in estate o per lavoro. A breve, per esempio, sarò in tournée con la "Compagnia dei giovani" in giro per l’Italia».
Fanatico del cemento?
«No, anzi. Ma il verde mi piace in campagna. Io e Adriano (Celentano) siamo amici, ma se bisogna costruire, secondo me è più giusto farlo in città. Vediamo adesso cosa succede con Citylife, Garibaldi-Repubblica, Expo».
Fiducioso?
«Abbastanza, sì. Potrebbe uscire un volto nuovo di Milano. Anche se ho nostalgia delle Varesine. Però, e questo mi fa soffrire, ultimamente ho l’impressione che in città si lavori solo per le automobili. Box, parcheggi infiniti. Non se ne esce. Basta vedere la Darsena. Ah, lì mi girano...».
Perché?
«Perché noi adoravamo quel posto. Del resto i Navigli li ha disegnati Leonardo, mica un pirla. Ora dicono che hanno annullato il progetto del parcheggio, ma chissà quanti anni ancora andremo avanti. Che poi tutte le volte trovano resti di mura spagnole. Ma non lo sapevano?».
Evidentemente...
«Evidentemente no! E piazza XXV Aprile? Meglio tacere. Lo Smeraldo non ha più il foyer, non ci si riesce ad arrivare».
Lei come si muove?
«In Vespa. Così evito il traffico. E almeno due, tre volte alla settimana riesco a bere un caffè al mio bar storico in piazzale Istria. In auto sarebbe impossibile».
Soluzione?
«Un grande centro chiuso alle auto. Non vedo alternativa. Adesso si sono inventati le multe a strascico per la doppia fila, ma la gente se ne frega».
Lei insiste sul traffico, ma lo smog non le dà fastidio?
«È questione di correnti d’aria. Per risolvere il problema bisognerebbe tirar giù il Turchino come dicevano a Portobello. Ma, a parte gli scherzi, penso che l’unica soluzione sia limitare il numero di auto che circolano in città».
Le manca la Milano di una volta?
«Non vorrei fare il nostalgico, ma era bellissima. Soprattutto negli anni Sessanta. C’erano cinquanta cinema. Ora, in certi multisala, sembra di stare in una camera ardente con due vecchietti agonizzanti. Tra San Babila e piazza Diaz si contavano 15 - 16 locali. Il bar Jamaica era pieno di artisti, la gente era sempre in giro. E poi noi del Derby animavamo le serate: io, Boldi, Jannacci, Pozzetto, Abatantuono. Che squadra».
Ora?
«In corso Vittorio Emanuele dopo le nove di sera non c’è più nessuno, è tutto chiuso, del resto ci sono solo boutique. E in periferia è lo stesso: da ragazzino vivevo con i miei in un alloggio popolare a Niguarda. La sera nel cortile del caseggiato c’erano trecento persone tra bambini, mamme urlanti, papà di ritorno dalle fabbriche. Era la Milano della gente che si parlava, non come adesso. Posso dire una cosa controcorrente?». Tipo? «A me piaceva anche la Milano da bere. Tutti ne parlano male, ma si lavorava e ci si divertiva. Ora c’è la Milano dell’happy hour».
Giudizio?
«Mah. Non saprei. Noto solo che chi "sta bene" ha troppa paura di perdere ciò che ha conquistato. Siamo tutti diffidenti, abbiamo paura degli stranieri. Poveretti, loro vengono qui per lavorare, non tutti sono delinquenti. A volte mi chiedo dove sia finito il nostro coeur in man».
Lei che è stato testimonial dell’Amsa cosa pensa della pulizia cittadina?
«I milanesi dovrebbero essere più civili, soprattutto con i mozziconi di sigaretta. Ma non mi sembra la sporcizia il problema più grave di Milano».
Ce ne elenca qualcuno?
«Bé, oltre al traffico, adesso ho il pallino dello sport».
Lo sport? E cosa c’entra?
«Manca un torneo di tennis come si deve, l’atletica, il nuoto. Mancano i mecenati. Sono rimasti solo lo zio Giorgio (Armani, ndr) e l’amico Massimo Moratti».
E delle liti su Expo cosa dice?
«Ma lì è ovvio che litighino: mancano i soldi».
Senta, Teocoli, lei fece un’imitazione superlativa del sindaco Albertini in mutande. Ha in mente qualche bis?
«Per il momento no. Però mi manca Albertini. Quando lo incontrai fu gradevolissimo, un vero galantuomo».
E milanista come lei.
«Meglio non toccare l’argomento. Abbiamo venduto Kakà, ma si può? Non ci è rimasto nessun calciatore attorno al quale costruire il gioco».
Voto complessivo a Milano?
«No, non posso dare voti. Io Milano la amo perdutamente e non la lascerei mai. Anzi, ritiro tutto quello che di male ho detto finora. Sono un innamorato fedele».
Annachiara Sacchi
12 luglio 2010
tratto da Milano-Corriere.it
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